Becchino, beccamorto, necroforo: evoluzione linguistica di una professione

La parola “becchino” – per quanto suoni sgradevole e abbia connotazioni negative – identifica da sempre la persona che, per professione, seppellisce i defunti o lavora presso un’agenzia di pompe funebri. L’origine etimologica del termine è però oscura e ha diverse derivazioni. Una di queste interpretazioni si riferisce all’ambito della biologia: i becchini, infatti, sono degli insetti simili a coleotteri che hanno l’abitudine di “seppellire” carogne di topi o di altri piccoli animali per utilizzarli per la deposizione delle uova. Un’altra origine – più ricorrente e accreditata – fa risalire il termine al Medioevo e alla pratica degli impresari di pompe funebri di “beccare”, ovvero pizzicare, i talloni, gli alluci e altre parti del corpo di un defunto per sincerarsi dell’avvenuta morte.

Origini di un mestiere scomodo

L’origine del mestiere di becchino è molto antica: i riti funebri sono da sempre praticati perché il momento della morte è sempre stato vissuto come un evento importante che merita di essere celebrato e ricordato. Il rito in sé aiuta i vivi a superare la perdita e trovare conforto nell’ultimo saluto al caro estinto e accompagnarlo con serenità all’al di là. Nella cultura occidentale, la figura del becchino è diventata fondamentale per espletare tutte quelle pratiche burocratiche e organizzative relative alla sepoltura dei defunti.

Il termine beccamorto è una variante di becchino, ma – per quanto curioso – è un termine che nasce nel Medioevo e spiega in modo molto efficace in cosa consisteva il ruolo dell’impresario delle pompe funebri allora. L’etimologia non lascia spazio e equivoci: il beccamorto è colui che becca – ovvero morde – il morto per comprovare il suo decesso. Per quanto sgradevole e inquietante, anticamente non vi erano altri modi per accertare la morte per cui si riteneva che mordere l’alluce del piede o il tallone del defunto serviva a provocare un dolore talmente forte che se fosse stato vivo, avrebbe urlato o comunque si sarebbe mosso. Inizialmente, i beccamorti erano gli stessi medici chiamati a constatare il decesso, ma poiché non era una pratica gradevole, coloro che si offrivano per farlo, alla fine erano anche gli stessi che componevano la salma e la preparavano alla sepoltura. Beccare il morto divenne una vera e propria professione, anche piuttosto ricercata. Ma perché si sviluppò proprio nel Medioevo? Perché con la nascita dei Comuni e delle Banche, aumentano anche i problemi legati alle insolvenze verso i creditori: per fuggire a creditori, banche e strozzini, spesso ci si fingeva morti per sparire dalla circolazione. Per ovviare al problema, le banche dovettero ingegnarsi per trovare una soluzione e spesso ingaggiavano un professionista come il beccamorto che fungeva da ispettore per controllare che il debitore fosse realmente morto. Non possedendo le dovute conoscenze mediche, il metodo più efficace era quello di mordere il morto che è all’origine del termine beccamorto, ma anche dell’espressione gergale “beccare in fragranza di reato”, così come ne deriva l’attuale abitudine di legare all’alluce dei defunti il cartellino riportanti i dati del morto e le cause del decesso. Ed è così che il beccamorto diventa una vera e propria professione.

Dal beccamorto al necroforo

Oggi, il becchino o beccamorto è più comunemente definito necroforo perché a questa professione non compete più la constatazione del decesso che è una pratica che svolge il medico o un infermiere della ASL, ma è decisamente il professionista che si occupa della salma (relativamente alla composizione, vestizione e sepoltura) e dei parenti che vengono seguiti anche nello svolgimento delle pratiche burocratiche e legali relative ai decessi. I necrofori si occupano anche della traslazione, esumazione, estumulazione e tumulazione dei feretri e di tutto quanto concerne la gestione delle salme; per questo motivo è richiesta una determinata preparazione sia pratica che amministrativa. Infatti, per lavorare in un’agenzia come La Cattolica San Lorenzo, un’impresa di pompe funebri a Roma, per esempio, occorre aver fatto un corso specifico per necrofori e una volta conseguita la qualifica ci si può candidare alle posizioni lavorative aperte dalle imprese di pompe funebri o partecipare ai bandi comunali per la ricerca di necrofori da impiegare direttamente nei cimiteri.

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